Parlare di certi argomenti sempre con estrema cautela, un po’ perché rivelano un lato piuttosto intimo ed un po’ perché si rischia di scivolare su temi al confine tra il sacro e l’esoterico. Ma qui mi aiuta google :)
In un be libro che consiglio, dal titolo Come funziona Google, si racconta della mentalità analitica diffusa e condivisa da tutti i dipendenti.
Uno di questi ha lavorato alla formula delle felicità: H ≥ e – E. "Happines" (Felicità) è maggiore/uguale di "events" (eventi della vita) - "Expectations" aspettative su come la nostra esistenza dovrebbe essere.
Mo Gawdat, responsabile amministrativo e finanziario di Google X.
Ingegnere, imprenditore nonché multimiliardario, Gawdat è un pezzo grosso ma ha anche un insolito hobby. Perché ha passato dieci anni della propria vita a scervellarsi sulla matematica possibile dietro la felicità
In un’intervista al Daily Mail ammette confessa “aver speso molto tempo nel tentare di applicare la logica al tema, nella speranza di trovare un algoritmo che fosse capace di sintetizzare il modo in cui il cervello umano processa la gioia e la tristezza”.
Il suo desiderio di ricerca nasce da un episodio. Ordina due automobili d’epoca, le compra online, e quando arrivano la delusione: «Erano belle, mi ci sono seduto dentro per circa 20 minuti. Ma subito dopo sono tornato ai miei pensieri infelici». È in quel momento che ha capito: niente di materiale avrebbe potuto far scomparire la sua tristezza. Così si è messo a pensare a ciò che poteva cambiare. La teoria di partenza è che si nasce felici. Una condizione che si perde man mano, crescendo. Ad aiutarlo il figlio ventunenne, Ali.
Tuttavia, la ricerca non produce risultati fino alla morte inaspettata di Ali, per via di un'operazione di routine. «Quando ho realizzato che niente poteva riportarlo indietro, sono arrivato all'equazione». Il suo modello si basa sulla constatazione che ci sono sei illusioni a impedirci di vedere la realtà:
Insomma la vita è troppo breve per essere tristi. Goditela! Buon lavoro :)