Il motivo per cui una gioielleria - o brand del gioiello - è necessariamente su Instagram ma ingnora Linkedin è correlato ad una forma di vanità.
Erica Ries, nel suo libro Partire Leggeri, ci spiega qual è il distinguo fondamentale tra metriche della vanità e metriche “azionabili”. Le metriche della vanità sono da impiegare nei CDA, in palestra con gli amici prima di entrare in doccia, ci riempiono di maschio dominante ma non ci servono ad una mazza. Hanno come prospettiva quella di gonfiare il proprio ego, o di giustificare un’attività (per non dire uno stipendio).
Nell’osservazione delle visite al sito di un brand o una gioielleria, infatti, ci interessa sapere che le visite stanno crescendo a dismisura ma che le vendite (ed i ricavi) rimangono piatti?
perché questo è ciò che accade sovente con i social network. Contare i follower e dimenticarsi di misurare l’engagement, che significa capire davvero quanto riusciamo a spendere una influence su di loro, a spostare dei consumi, ad essere incisivi, non ci serve nulla. L’enel non lo puoi pagare con i follower, come direbbe Tony il ciccione (cit. dal “Il cigno nero” di Taleb Nassir).
Ciò su cui invece vale la pena posare l’attenzione sono quelle che Eric Ries chiama metriche “azionabili”. In particolare per quelle iniziative che muovono da presupposti di incertezza, che sono sperimentali per intenderci.
Tiffany&Co. per esempio, ha aggiunto il pulsante “prenota” sul suo profilo Instagram per aumentare il foot traffic nel suo nuovo Caffè. Funzionerà? Gli utenti useranno quella funzione? con quale frequenza? ritorneranno ad usarla? ne parleranno bene?
Senza misurare metriche azionabili, l’esperimento condotto rischia di essere vano e ci nega l’osservazione di ciò che veramente è importante. Le metriche azionabili ti danno modo di fare delle scelte basate sull’osservazione ed il tuo cammino su un terreno ignoto, diventerà meno rischioso.